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«Il movimento Diy promuove la democratizzazione del sapere in tutte le sue forme, mettendo costantemente in discussione il mercato mainstream - prosegue Julià -. Alla base c'è una continua sfida intellettuale. Non è un caso che la comunità si richiami così spesso alle pratiche di hackeraggio. Ma se i pirati informatici si muovono in territori illegali, alla ricerca di una falla del sistema, gli "hacker sociali" hanno obiettivi benefici, volti a migliorare la vita quotidiana».
Per questo sempre più spesso i blog, i siti e le riviste specializzate (come Make o Craft, entrambe creature di O'Reilly Media, il gruppo editoriale di riferimento per tutto il settore), utilizzano titoli come "hackera il tuo iPhone" o "hackera la tua macchina da cucire".
«Il verbo hackerare sta assumendo connotazioni inedite - continua Julià -. Oggi sta perdendo tutta la zavorra di significati negativi e si associa sempre più spesso alla pratica di manipolare e di personalizzare gli oggetti di cui ci serviamo nella vita quotidiana. L'idea di fondo è che non debbano esistere zone d'ombra fra noi e i nostri gadget tecnologici».
Da qualche tempo anche le aziende hanno iniziato a intercettare il fenomeno. Marchi come Sony, Singer o Converse stanno facendo capolino fra le pagine di Instruc-tables. «Sony ha sponsorizzato l'ultimo contest di fotografia digitale, Singer quello di taglio e cucito». E la rivista Forbes ha promosso un concorso dedicato alle "Uova Fabergé versione Instructables". A questo punto resta da vedere se l'arrivo delle aziende provocherà un terremoto all'interno della comunità. Da parte sua Eric assicura che continuerà a mantener vivo lo spirito indipendente, ludico e fresco di Instructables. Parola di nerd.